Overlay Mapping (ITA)

Negli anni Sessanta l'architetto paesaggista Ian L. Mc Harg, impegnato a studiare il modo migliore per progettare nuove autostrade nuocendo il meno possibile alla conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità, mise a punto un'analisi di idoneità tramite una tecnica di sovrapposizione di mappature tematiche che denominò "overlay mapping". Il metodo consiste nell’identificare i valori (storici, idrologici, panoramici, ricreativi, residenziali, faunistici, forestali, istituzionali) dell’area interessata e redigere per ciascuno una carta, su supporto trasparente, in tonalità di grigio che rappresentino il grado di importanza di ogni area in relazione al costo sociale in oggetto. Più scuro è il tono del retino, più alto è il costo (economico, sociale, ambientale) in quell'area. Sovrapponendo le diverse carte si ottiene un elaborato che contiene tutti i costi sociali e che consente di vedere dove nel territorio alcuni fenomeni si concentrano. Nel caso applicativo di Mc Harg, emerge dove il tracciato dell’autostrada avrebbe provocato maggiori danno e quali valori avrebbe distrutto (campiture più scure = maggior costo sociale) e dove sarebbe invece stato possibile arrecare il minor danno (colori più chiari = minor costo sociale). La metodologia di "map layering" di Mc Harg permette di misurare, mappare, monitorare e modellare il territorio.

Overlay Mapping ITA


Nella figura: il Map Layering Concept di McHarg e le sue quattro M: Measurement, Mapping, Monitoring e Modeling. Partendo da questo schema, il GIS permette combinazioni illimitate di attributi mappabili, arbitrariamente pesati ed elettronicamente combinati. Fonte: rielaborazione propria.

 

Il processo di overlay mapping non è esclusivo del GIS: anche i sistemi CAD, ad esempio, supportano la sovrapposizione di layer. Ciò che è tipico del GIS, e molto importante nell'overlay mapping, è la capacità di generare nuovi dati come prodotto di layer esistenti. Per fare un esempio si può citare l'interessante esperienza nata dalla collaborazione tra l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR). Grazie agli strumenti GIS è stato possibile elaborare una stima preliminare dei beni culturali esposti a rischio idraulico e da frana. Nello specifico è stata condotta in GIS un'analisi spaziale di più strati informativi: pericolosità ‐ spaziale o relativa ‐ da frana (fonte Progetto Inventario Fenomeni Franosi in Italia); fasce di pericolosità Idraulica (fonte PAI); Beni Culturali esposti e loro vulnerabilità (progetto Carta del Rischio) (Spizzichino et al., 2013).